12 Feb 2023
Una serata TV dedicata a Gigi Simoni
Il 22 gennaio 2023 Gigi Simoni, il gentleman della panchina, ha compiuto 84 anni. Oltre agli auguri e al ricordo della moglie Monica e del figlio Leonardo e al tributo della rete con tantissimi tifosi e numerosi Inter Club che si sono associati ai familiari e hanno voluto festeggiare un allenatore signore e un signor allenatore, il canale streaming Derby d’Italia Tv – diretto da Carlo Bianchi con la collaborazione di David Pollastri – ha dedicato al tecnico del primo titolo europeo dell’era Massimo Moratti la serata del 30 gennaio. Una trasmissione speciale in onore del più vincente tecnico della serie cadetta che prende spunto dal titolo della sua biografia datata 2016: “Simoni si nasce”. Un’ora e quaranta di racconti, ricordi, riflessioni e spunti interessanti che uniscono il passato al presente con proiezioni future. All’incontro-dibattito-discussione, una trasmissione non urlata e dove i pensieri e le testimonianze arricchiscono gli spettatori e che sarebbe stata apprezzata dal mister di Crevalcore, hanno partecipato il figlio Leonardo, osservatore della prima squadra dell’Inter, Mauro Milanese, ex calciatore di Simoni alla Cremonese, al Napoli e all’Inter e l’ex attaccante Lamberto Piovanelli, che con il tecnico recordman di promozioni ha disputato la sua miglior stagione in carriera regalando con un suo storico gol la promozione in A nel Pisa nella stagione 1986-87. Alla trasmissione anche Luca Tronchetti, redattore de Il Tirreno e uno degli autori della biografia di oltre 300 pagine del trainer emiliano.
Il direttore della Tv streaming ha ricordato la carriera di calciatore di Simoni: dalle giovanili della Fiorentina, al Mantova, al Napoli e poi Torino, Juventus, Brescia e Genoa con 4 promozioni dalla B alla A anche da ala destra prima e con indosso la maglia numero 10 nel finale di carriera. “Un allenatore umile nella vittoria e sereno nella sconfitta. L’unico ad aver vinto da allenatore le coppe europee a cui le sue squadre hanno partecipato: il trofeo anglo-italiano a Wembley alla guida della Cremonese e la Coppa Uefa nel 1997 con l’Inter – dice il cronista-coautore del libro Luca Tronchetti. E in Coppa dei Campioni la sua Inter, dopo aver battuto i Blancos a S. Siro, si era qualificata al primo posto nel girone andando avanti. Chissà cosa poteva accadere nei turni successivi se il tecnico non fosse stato esonerato nel giorno della consegna della panchina d’oro a Coverciano. In fondo non c’è due senza tre”.
Milanese, uno dei suoi fedelissimi, ringraziando per l’invito a cui ha aderito con entusiasmo, aggiunge: “Una delle ultime volte che ci siamo visti mi disse, con quella risatina simpatica e ironica che ti faceva intuire tutto, ricordando quell’esonero: “Mauro, credo di aver un altro record, quello di unico allenatore a essere stato licenziato dopo aver battuto il Real Madrid”. Poi è stata la volta di Leonardo Simoni, 23 anni, figlio del mister che lo ricorda come una goccia d’acqua non solo per i tratti somatici, ma anche per il sorriso, il rispetto per gli altri, l’educazione e la fulminante ironia: “Ricordare papà è come continuare a farlo vivere. E in questi anni sono tantissime le persone che hanno manifestato la loro vicinanza: suoi ex calciatori, compagni di squadra e soprattutto i tifosi che erano la sua soddisfazione più grande e la cosa più importante”. Puntuale e concordante la testimonianza di Lamberto Piovanelli, ex centravanti di Pisa e Atalanta con un’esperienza di sei mesi alla Juventus: “Il suo nome è legato alle mie più grandi soddisfazioni in carriera. Lui era un vero leader, un vero capogruppo. A Pisa con il patron Anconetani c’erano dei problemi: noi giocatori ci riunivamo meditavamo anche clamorose forme di protesta. Poi arrivava Gigi ci parlava e con la sua straordinaria calma e il suo grande equilibrio riusciva a stemperare qualsiasi polemica e farci rendere al meglio. Ma anche a livello tattico il mister era avanti rispetto agli altri. Quella promozione in serie A con la vittoria in trasferta a Cremona nell’ultima giornata in cui operammo il sorpasso è stata uno dei suoi tanti capolavori. Fu in grado di gestire quella settimana in modo perfetto curando i minimi particolari. Sapeva cementare il gruppo come a pochi altri ho visto fare. Questo tributo mi pare doveroso perché siamo di fronte davvero a un grande allenatore e a una grande persona”.
Nel corso della serata si è parlato del famoso rigore su Ronaldo al Delle Alpi, del calcio che sta cambiando con staff tecnici sempre più allargati con una decine di collaboratori dell’allenatore, di uno sport che è sempre più business e sempre meno passione con calciatori e tecnici inavvicinabili. Simoni, che per 25 anni ha avuto come unico vero collaboratore il fedele secondo e grande amico Sergio Pini con cui aveva giocato nelle giovanili della Fiorentina, aveva un rapporto speciale con i tifosi: “A Milano – racconta Leonardo Simoni _ quando si spostava usava la metro come la maggior parte dei lavoratori milanesi. Molti lo fermavano e gli chiedevano cosa ci facesse lì. Lui spiegava che la metro era un mezzo comodo con cui spostarsi. Alla fine qualche sportivo gli fece presente che alcuni suoi colleghi, anche a Torino sponda bianconera, usavano altri mezzi di trasporto più veloci e decisamente più confortevoli. Mio babbo capì e sorrise, ma continuò a usare la metropolitana senza alcuna richiesta o pretesa al club nerazzurro. Si sentiva già un privilegiato a lavorare per una società così importante”. E sicuramente per questa sua umanità e questa innata umiltà che non lo ponevano mai sul piedistallo che è rimasto nel cuore dei tifosi dell’Inter nonostante sia rimasto alla guida della Beneamata per poco più di un anno. Helenio Herrera, Giovanni Trapattoni e Eugenio Bersellini sono rimasti cinque stagioni, ma sono bastati 15 mesi a Simoni per farlo diventare un beniamino del pubblico amato da tutti i settori dello stadio.
“All’epoca _ dice Milanese _ c’era un rapporto diverso tra stampa, tifosi e protagonisti del campo. Si trovava il tempo per bere un caffè insieme, per conoscerci meglio, per creare rapporti umani che andavano al di là di un gol, una punizione o un rigore. Oggi si è creato un solco, un distacco profondo, tra giocatori, tecnici e spettatori. Con mister Simoni socializzavano di più. Adesso mi pare che i calciatori vivano in un mondo ovattato lontano dai problemi reali. Visitare ospedali, case di riposo, scuole e stare vicini alla gente che soffre dovrebbero essere delle mission per ogni atleta e ogni società se non vogliamo che progressivamente il calcio perda le sue origini popolari. Un tempo i presidenti, penso a Luzzara che con Simoni e il ds Favalli aveva creato un’armonia vincente, parlavano meno di plusvalenze e business plan e più di investimenti sul settore giovanile e sulla prima squadra. Se non torniamo indietro per andare avanti rischiamo di cancellare la passione e il sentimento e inaridire lo sport”.
Durante la maratona in diretta streaming in vari passaggi è stato ricordato il libro biografia “Simoni si nasce” zeppo di aneddoti, interviste e curiosità. “L’obiettivo prefissato – ha concluso Tronchetti – è quello di realizzare un’ultima edizione con i trenta incontri del mister con i club Inter sparsi in tutta Italia per la presentazione del suo libro nel corso dei quali ha incontrato sui ex calciatori, vecchi compagni e supporters che gli hanno voluto bene nel corso della sua infinita carriera”. Perché Simoni, al di là dei 14 campionati vinti da calciatore e da allenatore, delle oltre mille panchine e dei 600 giocatori allenati, resta un punto di riferimento per la sua umanità e il suo stile inconfondibile capace di mettere d’accordo generazioni di tifosi. Un appuntamento _ quello con la storia del mister _ che verrà riproposto anche in altri contesti di approfondimento sportivo. Perché Simoni si nasce.