25 Mag 2022

Gigi Simoni nella Hall of Fame della FIGC

Il museo del calcio italiano si arricchisce con la presenza di autentiche icone, simboli di valori universalmente condivisi, capaci di unire generazioni di tifosi non soltanto per le imprese e i meriti sportivi, ma soprattutto per qualità umane e pulizia morale che li rendono immortali in un mondo del pallone dove l’odore del business ha preso decisamente il posto del calore dei sentimenti. Tra questi campioni non poteva mancare Gigi Simoni, che su garbo, stile, eleganza e fair play ha costruito una carriera irripetibile e che lunedì 23 maggio alle 15 nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze – a distanza di due anni e un giorno dalla sua scomparsa – ha ricevuto il premio alla memoria come allenatore indimenticabile entrando di diritto nella Hall of Fame della Figc.

Un riconoscimento che va al di là delle vittorie dei campionati o delle coppe e viene attribuito a chi ha effettivamente lasciato un segno indelebile nella storia del football di casa nostra. La commissione aggiudicatrice presieduta da Matteo Marani, cronista di razza, volto noto di Sky e presidente della Fondazione Museo del Calcio non ha avuto dubbi nell’indicare Simoni tra gli assegnatari dell’ambito riconoscimento. «Sul suo nome, come sul nome degli altri, c’è stata la massima condivisione. E non poteva essere altrimenti perché si tratta di campioni di vita prima ancora che di sport entrati nell’immaginario collettivo per la loro genuinità» dice con malcelata soddisfazione l’ex direttore del Guerin Sportivo. Non poteva che venire dalla Toscana, la sua terra d’adozione, l’ambito riconoscimento destinato solo ai più grandi di sempre nella storia del calcio. Perché Il mister gentiluomo, originario della provincia bolognese (Crevalcore, dove oggi riposa accanto agli amati genitori), ha mosso i suoi primi passi di calciatore nel vivaio della Fiorentina di Bernardini che negli anni Cinquanta era la squadra più forte d’Italia ed è stato l’unico allenatore a portare per due volte il Pisa, città dove ha vissuto per quasi 30 anni con la moglie Monica e il figlio Leonardo, in serie A. Uno dei tanti record di Simoni – assieme a quello dei sette campionati vinti in B – un tecnico che ha fatto dell’equilibrio e del buonsenso il suo credo quotidiano.

La decisione di inserire una figura leggendaria come Simoni nella Hall of Fame non è casuale. Ma portatrice di un ritorno a quei valori sani e genuini che sembrano da tempo perduti. Matteo Marani è il portabandiera di un calcio vero e popolare: «Simoni, che ho avuto l’onore e il privilegio di conoscere e intervistare, è stato un galantuomo che nel calcio di oggi avrebbe rappresentato la stella cometa da seguire per tanti giovani che si avvicinano allo sport. Un uomo di livello che parlava al cuore della gente. Lui, come del resto un altro signore come Romano Fogli pure lui inserito nel famedio del calcio italiano, hanno avuto come maestro un grande educatore come Fulvio Bernardini. Se Simoni è diventato uno dei tre allenatori più amati dell’Inter pur non avendo vinto quando Mourinho ed Herrera è per i valori che è stato capace di trasmettere. Lui è stato un simbolo della migliore provincia italiana. Trasmetteva serenità e le sue parole, come le sue azioni, profumavano di pulito. Genoa, Brescia, Pisa, Cremona, Ancona, Gubbio. Ha girato e ha vinto in tutta Italia senza sotterfugi e senza gesti eclatanti. Quel suo inconfondibile sorriso e quella sua sottile ironia tipica del carattere degli emiliani che poi si è fusa con quella toscana lo hanno consacrato al calcio italiano che deve prendere esempio da un uomo come Simoni. E sono particolarmente contento per la moglie Monica, che gli è stata sempre vicina nel corso degli anni, e per il figlio Leonardo che sta iniziando una carriera di osservatore nel calcio”. Fogli poi è stato un mito della mia generazione. Quando andavo in cortile a giocare a pallone mi immedesimavo in quel Bologna e in “Romanino” autore del primo gol che spianò la strada per il tricolore rossoblù. Un mito che ha saputo ripetersi anche a Milano, sponda rossonera, e che in campo e fuori era un esempio di correttezza e lealtà».

La commissione aggiudicatrice, che ha inserito Simoni nella Hall of Fame, era formata dal presidente dell’Unione stampa sportiva Gianfranco Coppola, e da Federico Ferri, Xavier Jacobelli, Stefano Barigelli, Alberto Brandi, Ivan Zazzaroni, Piercarlo Presutti, Alessandra De Stefano, oltre a Matteo Marani in qualità di Presidente della Fondazione Museo del Calcio. Alla presenza del presidente federale Gabriele Gravina e del segretario generale Marco Brunelli, la commissione ha decretato i nuovi membri che entreranno a far parte della Hall of Fame del calcio italiano: Alessandro Nesta, Karl-Heinz Rummenigge, Antonio Conte, Gianluca Rocchi, Antonio Cabrini, Barbara Bonansea, Giovanni Sartori, Simon Kjaer (che si aggiudica il premio intitolato a Davide Astori). I premi alla memoria invece saranno consegnati nella cerimonia del 23 maggio e oltre a Simoni sono andati ad Armando Picchi, Romano Fogli, Fino Fini e Vujadin Boskov.


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