21 Gen 2021

Un tesi di laurea su Gigi Simoni

Gigi Simoni sale in cattedra. E la sua gestione delle squadre di calcio diventa oggetto di una tesi, che ha ottenuto la massima votazione, discussa nei giorni scorsi per il conseguimento del diploma di master in Industry 4.0 Design al dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale dell’Università di Pisa dal titolo emblematico “Il Driver per realizzare il cambiamento”. L’idea, decisamente originale, è venuta a Lisa Carmignani, 27 anni, di Marina di Pisa, dipendente di una multinazionale con sede a Milano, partita da un concetto che sembra banale, ma che in questi anni dove la rete spopola, non lo è affatto: la tecnologia si compra, le persone no. Così muovendo dall’informatizzazione delle aziende private e pubbliche – che in questi anni ha avuto un impulso estremamente veloce ora accelerato dalla pandemia con smart working e telelavoro – la studentessa si è interrogata sul progressivo svilimento delle risorse umane e su come gestire nel modo migliore il cambiamento per affrontare la digitalizzazione delle imprese che veda al centro l’uomo come elemento dinamico. Perché le nuove tecnologie se applicate bene consentono di abbattere i costi e migliorare la qualità del lavoro, ma questa velocizzazione spesso porta ad un’in-soddisfazione sempre maggiore dei dipendenti. Cosa fare per migliorare la situazione?

Lisa Carmignani con Leonardo Simoni

Lisa Carmignani il modello lo ha trovato fuori dalle industrie tradizionali, ma in un settore dove il cambiamento è costante e continuo: il calcio. Nel gioco più bello del mondo in tempi rapidissimi cambiano gli scenari: proprietà, allenatori, manager, calciatori. E quando arriva un nuovo tecnico vengono modificati schemi, strategie, metodologie di lavoro, ruoli. La studentessa ha individuato 8 leve di riferimento del corpo umano. Tra queste orecchi e bocca per parlare ed ascoltare, cervello per essere consapevoli del proprio ruolo, muscoli per una corretta valutazione delle persone e cuore per ottenere la partecipazione delle persone.

A questo punto entra in campo Gigi Simoni, uno degli allenatori più vincenti (10 campionati da allenatore, 4 da calciatore, una Coppa Uefa e un torneo anglo italiano) venuto a mancare il 22 maggio scorso, ma ancora vivo nella memoria collettiva per i successi ottenuti senza mai sentirsi su un piedistallo e senza mai pretendere dai suoi datori di lavoro oltre il consentito. Perché proprio Simoni? Perché nei suoi 60 anni di carriera ha avuto alle sue dipendenze oltre 600 calciatori e ha lavorato per 22 società. «Credo che nel mondo del calcio nessuno meglio di lui abbia saputo interagire con le persone. – dice Lisa Carmignani, figlia di uno degli autori della biografia “Simoni si Nasce” – Leggendo la sua storia ho scoperto un allenatore (manager) che nelle squadre (aziende) in cui ha lavorato è riuscito a farsi capire dai calciatori (impiegati) meglio di qualsiasi altro senza snaturare le sue convinzioni». Ma cos’è che caratterizza Simoni rispetto ad altri tecnici? «Quando lui ha allenato club medio piccoli è riuscito a valorizzare e far rendere al massimo giovani calciatori consentendo alla società di venderli facendo utili importanti». Nella relazione si cita come esempio l’ex difensore degli anni Ottanta, Mario Faccenda che Simoni ha allenato nel Genoa e nel Pisa. Un elemento essenziale alla squadra. Nel Genoa lo utilizzò in tutti i ruoli tranne il portiere. E in una partita contro la Juve lo mise in marcatura su Platini, Boniek e Paolo Rossi. A fine gara il mister, nonostante la sconfitta, ne esaltò la prova di fronte ai compagni. «Il cambiamento potrà essere accettato solo valorizzando le persone che saranno stimolate a produrre meglio». La chiarezza d’esposizione è un’altra peculiarità di Simoni che ben si sposa al progetto Industry 4.0. E la riprova è l’esperienza all’Inter e la gestione di un campione come Ronaldo. La prima volta riunendo il gruppo, Simoni parlò chiaro: «In questa squadra siamo tutti uguali tranne uno» e indicò il Fenomeno. Per lui faceva uno strappo alla regola. Non voleva che i calciatori bevessero la Coca Cola, ma per Ronnie chiudeva un occhio. Un’eccezione condivisa nello spogliatoio. E un altro elemento è legato alla sdrammatizzazione degli avvenimenti. Un’eccessiva tensione toglie concentrazione. Simoni era maestro d’ironia e nei frangenti più delicati sapeva toccare le corde giuste. Vigilia della sfida di Coppa con i «Blancos». Volti tirati, poca voglia di parlare. Arriva il mister e fa: «Ragazzi cosa avete? Vi vedo tesi neanche dovessimo giocare con il Real Madrid». Quella battuta sciolse di colpo ansia e nervosismo. L’Inter vin-se 3-1. Psicologia applicata al management. Non è un caso se i giocatori gli regalarono una bilancia simbolo di equilibrio ed equità. Simoni si nasce e, con l’applicazione di questo sistema, con il tempo si può diventare. —©


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