10 Feb 2018
Simoni si nasce presentato a Forte dei Marmi
Nella meravigliosa cornice di Villa Bertelli a Forte dei Marmi e all’interno del Giardino d’Inverno – un salone per le conferenze da 180 posti a sedere – sabato 10 febbraio 2018 si è tenuta la conferenza-dibattito per la presentazione della seconda edizione del libro Simoni si nasce biografia del grande maestro di calcio Gigi Simoni. La sala era gremita per l’omaggio alla splendida carriera di Gigi Simoni. A fare gli onori di casa, il presidente della Fondazione Ermindo Tucci, insieme all’amministratore delegato Davide Belli e ai consiglieri Silla Silvestri e Annalisa Buselli. Con l’allenatore gentiluomo c’erano Enrico Albertosi, ex compagno di squadra nelle giovanili della Fiorentina, vice campione del Mondo a Messico 70, campione d’Italia con il Cagliari e il Milan, Bruno Bolchi, grande amico e compagno nel Torino a metà degli anni Sessanta, il fedele e storico secondo Sergio Pini che con Simoni ha condiviso in oltre trent’anni di carriera prima in campo e poi in panchina tante esaltanti vittorie. Un parterre de roi impreziosito dalla presenza di altri amici del mister: da Adolfo Gori che ha indossato assieme all’allenatore gentiluomo le casacche di Juventus (1967-68) e Brescia (1968-70) sino ai vertici della Carrarese Calcio che vinse il campionato di C2 nella stagione 1991-92 con in testa il presidente di allora Luciano Grassi e lo storico direttore sportivo-segretario e factotum Walter Fernando Devoti ribattezzato da Simoni “Sua efficienza” per le grandi capacità organizzative e poi capitan Giorgio Figaia, Massimo Laghi, Andrea Pasquini, Giacomo Biagi e Andrea Del Bino protagonisti in campo di quella splendida stagione. Una scelta, quella di Forte dei Marmi, che ha un significato particolare. Proprio su quel campo nella splendida cittadina versiliese è iniziata la carriera di Simoni in un’amichevole del 15 marzo 1956 tra la Fiorentina e la formazione fortemarmina. Finì 5-0 e l’ultima rete fu realizzata dal diciassettenne Gigi Simoni che militava nella formazione giovanile viola. Proprio da lì è iniziato il racconto dei 62 anni di calcio che Luca Tronchetti redattore de Il Tirreno e Luca Carmignani, due degli autori del volume, hanno condotto coinvolgendo gli spettatori presenti e chiamando in causa, di volta in volta, per ricordi e aneddoti gli ospiti seduti accanto all’ex tecnico dell’Inter di Moratti e quelli in sistemati in prima fila. Novanta, esattamente come il tempo di una partita, volati via in un amen con un pubblico attento che alla fine ha partecipato con domande rivolte sulle differenze tra il calcio di ieri e quello di oggi a Simoni, Albertosi e Bolchi. “Il calcio è stata tutta la mia vita: un’avventura meravigliosa – ha detto Simoni con un pizzico di commozione per la grande manifestazione d’affetto registrata anche in questa circostanza – Sono stato un uomo fortunato perché le vittorie sono state di gran lunga maggiori delle sconfitte. Vincere con l’Inter è stato il punto più alto della mia carriera, ma le stesse emozioni le ho vissute anche per la promozione dalla C2 alla C1 con la Carrarese. A quella buona gente mi lega un affetto e una riconoscenza enorme. Perché la mia storia di allenatore è ripartita proprio da lì”. Non poteva mancare in chiusura una coda polemica sul rigore del 26 aprile 1998: quello per il fallo su Ronaldo commesso da Iuliano al Delle Alpi e del rigore non concesso all’Inter che cambio le sorti della stagione a favore della Juventus. E in platea c’era un testimone d’eccezione: il vicario del questore di Lucca, dottor Stefano Buselli. Lui era in campo in quella infausta giornata per i colori nerazzurri. E, dalla sua angolazione privilegiata, ha ribadito come l’azione fosse viziata da una scorrettezza del difensore bianconero: “Mi colpì moltissimo vedere un signore pacato come il mister schizzare in campo per protestare per quell’intollerabile ingiustizia. E anche in quella situazione i suoi toni rimasero improntati alla massima educazione considerando quello che si sente dire oggi sui campi di calcio da allenatori, giocatori e dirigenti dove la volgarità e l’insulto fanno ormai parte della quotidianità”.