Il direttore della Tv streaming ha ricordato la carriera di calciatore di Simoni: dalle giovanili della Fiorentina, al Mantova, al Napoli e poi Torino, Juventus, Brescia e Genoa con 4 promozioni dalla B alla A anche da ala destra prima e con indosso la maglia numero 10 nel finale di carriera. “Un allenatore umile nella vittoria e sereno nella sconfitta. L’unico ad aver vinto da allenatore le coppe europee a cui le sue squadre hanno partecipato: il trofeo anglo-italiano a Wembley alla guida della Cremonese e la Coppa Uefa nel 1997 con l’Inter – dice il cronista-coautore del libro Luca Tronchetti. E in Coppa dei Campioni la sua Inter, dopo aver battuto i Blancos a S. Siro, si era qualificata al primo posto nel girone andando avanti. Chissà cosa poteva accadere nei turni successivi se il tecnico non fosse stato esonerato nel giorno della consegna della panchina d’oro a Coverciano. In fondo non c’è due senza tre”.
Milanese, uno dei suoi fedelissimi, ringraziando per l’invito a cui ha aderito con entusiasmo, aggiunge: “Una delle ultime volte che ci siamo visti mi disse, con quella risatina simpatica e ironica che ti faceva intuire tutto, ricordando quell’esonero: “Mauro, credo di aver un altro record, quello di unico allenatore a essere stato licenziato dopo aver battuto il Real Madrid”. Poi è stata la volta di Leonardo Simoni, 23 anni, figlio del mister che lo ricorda come una goccia d’acqua non solo per i tratti somatici, ma anche per il sorriso, il rispetto per gli altri, l’educazione e la fulminante ironia: “Ricordare papà è come continuare a farlo vivere. E in questi anni sono tantissime le persone che hanno manifestato la loro vicinanza: suoi ex calciatori, compagni di squadra e soprattutto i tifosi che erano la sua soddisfazione più grande e la cosa più importante”. Puntuale e concordante la testimonianza di Lamberto Piovanelli, ex centravanti di Pisa e Atalanta con un’esperienza di sei mesi alla Juventus: “Il suo nome è legato alle mie più grandi soddisfazioni in carriera. Lui era un vero leader, un vero capogruppo. A Pisa con il patron Anconetani c’erano dei problemi: noi giocatori ci riunivamo meditavamo anche clamorose forme di protesta. Poi arrivava Gigi ci parlava e con la sua straordinaria calma e il suo grande equilibrio riusciva a stemperare qualsiasi polemica e farci rendere al meglio. Ma anche a livello tattico il mister era avanti rispetto agli altri. Quella promozione in serie A con la vittoria in trasferta a Cremona nell’ultima giornata in cui operammo il sorpasso è stata uno dei suoi tanti capolavori. Fu in grado di gestire quella settimana in modo perfetto curando i minimi particolari. Sapeva cementare il gruppo come a pochi altri ho visto fare. Questo tributo mi pare doveroso perché siamo di fronte davvero a un grande allenatore e a una grande persona”.
Nel corso della serata si è parlato del famoso rigore su Ronaldo al Delle Alpi, del calcio che sta cambiando con staff tecnici sempre più allargati con una decine di collaboratori dell’allenatore, di uno sport che è sempre più business e sempre meno passione con calciatori e tecnici inavvicinabili. Simoni, che per 25 anni ha avuto come unico vero collaboratore il fedele secondo e grande amico Sergio Pini con cui aveva giocato nelle giovanili della Fiorentina, aveva un rapporto speciale con i tifosi: “A Milano – racconta Leonardo Simoni _ quando si spostava usava la metro come la maggior parte dei lavoratori milanesi. Molti lo fermavano e gli chiedevano cosa ci facesse lì. Lui spiegava che la metro era un mezzo comodo con cui spostarsi. Alla fine qualche sportivo gli fece presente che alcuni suoi colleghi, anche a Torino sponda bianconera, usavano altri mezzi di trasporto più veloci e decisamente più confortevoli. Mio babbo capì e sorrise, ma continuò a usare la metropolitana senza alcuna richiesta o pretesa al club nerazzurro. Si sentiva già un privilegiato a lavorare per una società così importante”. E sicuramente per questa sua umanità e questa innata umiltà che non lo ponevano mai sul piedistallo che è rimasto nel cuore dei tifosi dell’Inter nonostante sia rimasto alla guida della Beneamata per poco più di un anno. Helenio Herrera, Giovanni Trapattoni e Eugenio Bersellini sono rimasti cinque stagioni, ma sono bastati 15 mesi a Simoni per farlo diventare un beniamino del pubblico amato da tutti i settori dello stadio.
Durante la maratona in diretta streaming in vari passaggi è stato ricordato il libro biografia “Simoni si nasce” zeppo di aneddoti, interviste e curiosità. “L’obiettivo prefissato – ha concluso Tronchetti – è quello di realizzare un’ultima edizione con i trenta incontri del mister con i club Inter sparsi in tutta Italia per la presentazione del suo libro nel corso dei quali ha incontrato sui ex calciatori, vecchi compagni e supporters che gli hanno voluto bene nel corso della sua infinita carriera”. Perché Simoni, al di là dei 14 campionati vinti da calciatore e da allenatore, delle oltre mille panchine e dei 600 giocatori allenati, resta un punto di riferimento per la sua umanità e il suo stile inconfondibile capace di mettere d’accordo generazioni di tifosi. Un appuntamento _ quello con la storia del mister _ che verrà riproposto anche in altri contesti di approfondimento sportivo. Perché Simoni si nasce.