A Monica e Leonardo Simoni la nuova maglia dell’Inter
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Uniti dagli stessi colori, dalla stessa genuina passione e dallo stesso identico amore per un allenatore signore e un signor allenatore che corrisponde al nome di Gigi Simoni. Una serata speciale quella di sabato 2 agosto all’Arena Garibaldi-Romeo Anconetani con diecimila spettatori (sold out) sugli spalti in occasione dell’amichevole estiva tra il Pisa e i campioni d’Italia dell’Inter. E prima del fischio d’inizio con i fratelli Inzaghi (Simone condottiero della Beneamata, Pippo neo tecnico dei toscani che puntano al ritorno in A che manca dal 1991) seduti in panchina, ecco il tributo al grande mister molto amato dai supporters di entrambe le squadre. Al centro del campo ecco Monica e Leonardo Simoni, la moglie e il figlio dell’allenatore gentiluomo che lo ricorda nei tratti somatici e che da alcuni anni è apprezzato osservatore della prima squadra del club milanese, che ricevono dalle mani del presidente dell’Inter Giuseppe Marotta e del direttore sportivo Piero Ausilio la nuova maglia nerazzurra della stagione 2024-25 con il 20esimo scudetto cucito sul petto e sovraimpresso il nome di Gigi Simoni. Un nome che milioni di tifosi hanno impresso nel cuore e nella mente perché fu l’allenatore che portò all’Inter il primo trofeo Europeo dell’era Massimo Moratti con la vittoria della Coppa Uefa 1998 nella magica serata al Parco dei Principi di Parigi e, sempre nella stessa stagione, venne defraudato dello scudetto per vicende extracalcistiche che vennero alla luce anni dopo ottenendo un secondo posto e permettendo alla stella Ronaldo di conquistare il Pallone d’Oro.
E anche il Pisa, attraverso il presidente Giuseppe Corrado (il patron dei toscani Alexander Knaster era in tribuna), ha voluto premiare la famiglia Simoni con la nuova maglia del club nerazzurro personalizzata ricordando la doppia promozione in A ottenuta dal tecnico, recordman di ogni epoca in serie B con 7 trionfi e che per 25 anni ha vissuto nella città della Torre Pendente, nelle stagioni 1984-85 e 1986-87. Un’impresa che non ha precedenti e che difficilmente potrà essere ripetuta. Sono stati minuti da pelle d’oca con tutto lo stadio in piedi ad applaudire e scandire all’unisono il nome del mister. Come se il tempo non fosse trascorso. Perché i sostenitori di Inter e Pisa, al di là dei colori sociali, hanno una passione identica e un amore viscerale per la loro squadra che seguono nella gioia dei trionfi e nell’amarezza della sofferenza, nella buona e nella cattiva sorte con una fede incrollabile al di là dei risultati. Un’anima comune e un modo di vivere il calcio e lo sport condivisa da Gigi Simoni che ha sempre ritenuto marginale l’aspetto economico del pallone vivendo con grande e genuina passione la sua professione al di là delle categorie, dei palcoscenici e del blasone delle oltre venti squadre che ha allenato o in cui ha giocato. Proprio queste componenti fondamentali da tempo sono venute meno in uno sport popolare che si sta riducendo a puro business, dove i sentimenti, i calciatori-bandiera, l’attaccamento alla maglia sono uno sbiadito ricordo. Pensare all’umanità unita alla competenza e l’amore per il calcio della gente che si rispecchia nei valori di Simoni fa bene al cuore ed è un messaggio di speranza per le nuove generazioni. Alla fine l’amichevole si è conclusa in parità (1-1) e siamo certi che da lassù il grande maestro di calcio e di vita abbia apprezzato lo spettacolo, si sia commosso per il tributo e abbia regalato uno dei suoi meravigliosi e indimenticabili sorrisi ai milioni di tifosi che gli vogliono bene e lo ricordano con nostalgia.