Il 22 maggio del 2020 ci lasciava un maestro di calcio e di vita come Gigi Simoni, un signor allenatore e un allenatore signore, campione di lealtà e correttezza, amato e rispettato nell’ambiente del calcio e dello sport per la sua grande umanità abbinata alla serietà, all’equilibro e alla competenza. In un mondo che tende a dimenticare e a bruciare tutto in fretta, la figura di Simoni, emiliano di nascita (Crevalcore) ma toscano d’adozione -ha iniziato la sua carriera di calciatore nella Fiorentina del primo scudetto e ha vissuto per quasi 30 anni a Marina di Pisa con la moglie Monica Fontani, ex giornalista de Il Tirreno tra le prime in Italia a occuparsi di calcio quando il pallone era coniugato esclusivamente al maschile- e allenatore vincente di Pisa e Carrarese oltre ad aver guidato anche Empoli, Siena e Lucchese, resta più che mai attuale. E proprio alla vigilia del quarto anniversario della sua scomparsa la figura del gentleman della panchina torna più che mai attuale. A Gubbio, famosa nel mondo per la tradizionale corsa dei Ceri e per il set della mitica serie tv “Don Matteo”, la giunta comunale su sollecitazione della società di calcio ha deciso di dedicare la gradinata dello stadio Pietro Barbetti al mister recordman di promozioni in serie A (7), vincitore di una Coppa Uefa con l’Inter e allenatore che, meglio di qualunque altro, ha saputo valorizzare al massimo le doti di un campione come Ronaldo “Il Fenomeno” che sotto la sua gestione vinse il Pallone d’Oro. L’intitolazione è avvenuto lunedì 29 aprile 2024 alle 17,30 nel corso di una cerimonia a cui parteciperanno anche personaggi del mondo dello sport provenienti da varie zone d’Italia. La proposta, portata avanti dalla proprietà dell’As Gubbio 1910, è venuta dalla gente comune: un comitato cittadino presieduto da Stefano Giammarioli, già calciatore e diesse della formazione eugubina, ha raccolto migliaia di firme per chiedere la possibilità di apporre allo stadio quattro targhe a ricordo di altrettanti indimenticati protagonisti della storia rossoblù. E tra quei personaggi, tutti locali, spicca la figura di Simoni, protagonista principale in veste di direttore tecnico (scelse l’allenatore e i calciatori privilegiando soprattutto l’aspetto umano) di un’impresa unica e irripetibile: portare una cittadina di poco più di 30mila abitanti, senza trascorsi importanti nel calcio, dalla Seconda Divisione alla serie B in tre stagioni con due promozioni consecutive, valorizzando tanti giovani attraverso un calcio eco-sostenibile con un budget modesto e i conti in ordine. Dal 2008 al 2011 Gubbio è stata la casa di Gigi Simoni, mai sul piedistallo e sempre disponibile con i tifosi e la gente comune che lo fermava per una foto, un autografo e solo per fare quattro chiacchiere e parlare di calcio senza ipocrisie. E nella stagione della B, in un momento di difficoltà, per amore di quegli sportivi che lo veneravano come un oracolo rivestì i panni di allenatore tornando in panchina a 72 anni, nonostante qualche problema fisico: “Una serata indimenticabile _ ricorda l’allore direttore sportivo Stefano Giammarioli _ C’erano oltre 10mila spettatori sugli spalti e Gigi riuscì a compiere l’ennesimo miracolo: il piccolo Gubbio, nei bassifondi della classifica, s’impose sul Torino grandi firme, guidato dal futuro tecnico della nazionale Giampiero Ventura, che stava dominando il campionato. Da queste parti quella partita è entrata nell’immaginario collettivo, se la ricordano tutti con malcelato orgoglio”.