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Della sua lunga ed eccezionale carriera il mister della prima vittoria dell’era Moratti ricorda volentieri gli esordi con la Fiorentina: “Sono arrivato a Firenze a 16 anni nella squadra che sarebbe diventata campione d’Italia. Ho seguito gli insegnamenti di Julinho, Chiappella e Segato. Sono rimasto per quattro anni e lì ho costruito la base per il mio futuro. Poi ho giocato con il Mantova e sono stato ceduto in prestito al Napoli in Serie B, dove ho vinto il campionato e la Coppa Italia. Dopo il rientro in Lombardia, ho militato tre anni nel Torino, prima di trasferirmi alla Juventus dove ho disputato solo undici gare perché mi sono infortunato. Sono orgoglioso perché ho calcato i campi della Serie A e per conquistato 4 titoli da giocatore e altri 7 da allenatore”.
Non poteva mancare un ricordo sulla celebre sfida contro la Juventus della stagione 1997 – 1998, passata alla storia per le polemiche legate all’arbitraggio di Piero Ceccarini: “Nei precedenti incontri sono successi errori clamorosi. Sapevamo che dovevamo vincere con le nostre forze e al tempo stesso eravamo consapevoli che si sarebbero potuti v verificare nuovi episodi. I loro dirigenti erano venuti per festeggiare e posso dire che erano senza dignità. Tutti i commenti e le frasi che ho detto corrispondono alla verità. In quella settimana si era parlato degli arbitri, è stato difficile accettare le parole dei giocatori e di Lippi che disse cose senza senso”. Tifosi entusiasti e divertiti da alcuni aneddoti riguardanti Ronaldo e Taribo West: “Il brasiliano era un bravo ragazzo e tutti i suoi compagni gli volevano bene. Non ho mai dovuto alzare la voce con lui, ma allo stesso tempo gli ho dovuto concedere qualcosa. Gli ho permesso di bere la Coca Cola. Il difensore nigeriano invece era molto affezionato a me, dormiva nella camera vicino alla mia. Trascorreva molto tempo al telefono con i suoi parenti che gli chiedevano soldi e questa cosa lo faceva arrabbiare. Bussavo alla sua porta per farlo calmare. Quando segnò contro l’Atalanta mi spinse vicino a una vetrata. Per evitare una circostanza simile in futuro chiesi al gruppo di esultare con lui”.
A proposito dell’Inter attuale, Simoni si è soffermato su Spalletti e i cinesi: “Non seguo le vicende societarie, ma amo guardare le partite. Moratti ha fatto tanto per l’Inter. Luciano è un grandissimo allenatore e ha molta esperienza, ma non dovrebbe imporre le cose. Quando parla dovrebbe abbassare i toni. Si fa presto a perdere il gruppo, devi avere sempre un riguardo particolare per giocatori più rappresentativi. Lui lo fa in modo pesante e questo mi fa paura”.
Infine ha rivelato quali sono i suoi allenatori modello e ha espresso la propria soddisfazione per il fatto che alcuni giocatori che ha allenato, siano diventati tecnici: “Io mi sono ispirato a Rocco, Fabbri e Herrera. Sono contento che mi abbiano seguito”. L’ampio spazio dedicato al testo è stato chiuso dall’intervento di Luca Tronchetti e Luca Carmignani che hanno tracciato un ritratto di Simoni legato alle sue doti umane e professionali sottolineando alcune caratteristiche che contraddistinguono il tifoso neroazzurro e coincidono con i valori del signore della panchina: l’onestà, la sportività e il forte sostegno nei confronti dei loro beniamini.